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L’impatto dell’analisi dei dati sulla transizione ecologica

Oggi più che mai è essenziale prendere atto del legame tra due delle più importanti sfide del nostro secolo: la transizione verde e la trasformazione digitale. La rilevanza di questo rapporto è evidenziata anche nel piano Next Generation EU, nella seconda Missione del PNRR e nel Piano nazionale di transizione ecologica. Facendo infatti uso di particolari tecniche di analisi dei dati è possibile definire politiche ambientali innovative volte a raggiungere vari obiettivi di sostenibilità. Tra questi, la neutralità climatica, l’adattamento al riscaldamento globale e la transizione verso un’economia circolare.

L’analisi di una moltitudine di dati tra loro eterogenei, trattati sia da soggetti pubblici che privati con software specializzati in grado di dedurne le relazioni, può rivelarsi utile per ricavare preziose informazioni. Queste potrebbero permettere di comprendere come utilizzare in maniera più efficiente le risorse, studiare problematiche legate all’erogazione di servizi di interesse generale e valutare come massimizzare la soddisfazione degli utenti. 

L’analisi dei dati a sostegno delle politiche ambientali

In alcuni Stati la sperimentazione di tecnologie informatiche avanzate nel settore ambientale sta avendo particolare successo. In Estonia ad esempio l’analisi di rilevazioni aerofotogrammetriche permette di raccogliere informazioni relativamente alla conformazione del territorio e al suo andamento. Così, la tecnologia funge da ausilio per i funzionari che devono tracciare le attività condotte nel settore agricolo. Analogamente, l’intelligenza artificiale viene utilizzata per monitorare i flussi del traffico automobilistico e la qualità delle strade della città metropolitana di Tallinn.

In Italia a livello locale si sono avviate alcune sperimentazioni. Il Comune di Bari fa uso di sensori che rilevano il riempimento dei cassonetti per pianificare una raccolta dei rifiuti calibrata sulle variazioni di consumo effettive. In Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna è attivo il progetto MoveIN, volto a promuovere il controllo delle emissioni attraverso l’installazione di una scatola nera sui singoli veicoli. Nel 2019, in Trentino, la FBK, in collaborazione con l’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente, ha promosso il progetto cheAria. La ricerca ha coinvolto circa 200 studenti in un percorso per valutare la qualità dell’aria nelle città di Trento, Rovereto e Pergine.

Una necessaria regolamentazione dei fenomeni digitali

Purtroppo non è ancora possibile parlare di un ecosistema digitale globale in cui le due intelligenze, umana e artificiale, operino in perfetta sinergia e al massimo delle loro potenzialità. Questo è quanto sottolineato nell‘E-Government Survey 2022 delle Nazioni Unite e nel Digital Government Index 2019 dell’OCSE.

Le difficoltà che impediscono la realizzazione di una vera e propria trasformazione digitale sono dovute ad una serie di questioni, oggetto di numerosi regolamenti, direttive, comunicazioni e proposte relativi ad una pluralità di settori investiti dalla trasformazione digitale, della Commissione europea, del Parlamento europeo e del Consiglio. Queste istituzioni sono tuttora impegnate in una ricca stagione di produzione normativa inaugurata con l’emanazione del Regolamento generale sulla protezione dei dati nel 2016.

Non vanno però trascurate alcune criticità, legate ad esempio al consumo energetico dei datacenter e all’impatto ambientale di internet, al divario digitale che colpisce maggiormente i Paesi a basso reddito, fino a questioni puramente etico-giuridiche. Tra queste ci sono quelle relative alla distribuzione del rischio e all’attribuzione della relativa responsabilità tra creatore, produttore e utilizzatore del sistema intelligente. Inoltre, ad oggi va considerata anche la possibilità, per un funzionario umano, di assumere decisioni in contrasto con quanto determinato dall’algoritmo.

È poi doveroso soffermarsi sull’opacità della logica algoritmica, caratteristica dei modelli basati su approcci non tracciabili come il Machine Learning o il Deep Learning. Anche qualora il computo si fondasse su dati di ottima qualità, essenziali per la correttezza del risultato, la scarsa trasparenza del ragionamento artificiale potrebbe tradursi in una violazione di determinati diritti fondamentali di cui ciascuno di noi è titolare.

Infine, la rilevanza economica che i dati hanno assunto porta a riflettere su dinamiche di potere che, attraverso pratiche di monetizzazione dei dati, rischiano di creare squilibri tra i diversi attori che operano sul mercato digitale.

L’analisi dati può essere uno strumento a servizio delle persone

Nonostante l’esistenza di questi aspetti critici, sarebbe ipocrita disdegnare la capacità dei sistemi intelligenti di decodificare una complessa realtà fattuale espressa da una moltitudine di dati. Pur non trattandosi di legami causali, naturali o legali, le correlazioni statistiche fornite da tali strumenti informatici rappresentano una preziosa risorsa per la pianificazione di una transizione ecologica di successo. 

L’analisi dei dati può quindi costituire, se attentamente regolamentata, uno strumento utile ad accrescere quel bagaglio di conoscenze che Amministrazioni ed enti privati dovrebbero porre alla base del loro operato. Solo così queste potranno avere un impatto sulla salute del pianeta Terra e degli esseri viventi che lo abitano.

Assia Zoller

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