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Tra Black Friday e Natale: il potere delle nostre scelte d’acquisto

Ogni anno a novembre c’è un fine settimana in cui ciascuno di noi si sente motivato a spendere del denaro. Prodotti e servizi, sembra essere tutto un poco più accessibile. È il Black Friday, bellezza. 

Quest’anno oltre sei italiani su dieci (il 63%) hanno deciso – sotto la spinta delle promozioni – di fare acquisti in occasione del Black Friday e del Cyber Monday. La spesa complessiva degli italiani è stata di circa 5,3 miliardi di euro. 

È quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixe sul “venerdì nero” degli italiani che quest’anno è caduto il 25 novembre: complessivamente la spesa si aggira intorno ai 169 euro a persona, ma c’è anche chi (il 5% degli intervistati) ha speso fino a 1000 euro. Gli store online hanno fatto la parte dei leoni, ma anche i negozi fisici hanno registrato incassi in crescita dopo lo stop forzato della pandemia.

Anche secondo Altroconsumo, in un anno di rincari e inflazione, con le bollette di luce e gas che pesano sempre di più sul bilancio delle famiglie, gli italiani non hanno rinunciato a fare acquisti (pur avendo dichiarato di voler spendere meno rispetto al 2021). Lo rivela  un sondaggio condotto tra l’8 e il 14 novembre: il 79% degli intervistati si è detto pronto a fare spese, rispetto al 68% del 2021.

Questa euforia da acquisti è trainata – con l’avanzare della crisi energetica ed economica – dalla necessità reale delle famiglie di risparmiare sui propri conti. 

Ma in buona parte il Black Friday si regge – come ogni anno – su precise strategie di marketing, sempre attuali e sempre vincenti, che possono però nascondere delle insidie: gli sconti infatti sono spesso irrisori e i prezzi gonfiati prima di barrare il cartellino. Mentre la percezione del consumatore è sempre quella di avere tra le mani un’occasione unica. Via libera quindi alle offerte a tempo, alle mascherine di countdown, ogni secondo ci allontana dall’affare, e l’affare è sempre imperdibile.

Poi arriva dicembre, il mese in cui gli acquisti registrano di norma una crescita vertiginosa, trainati dalle spese natalizie. 

Guardando i dati ISTAT dello scorso anno si scopre che su base tendenziale, a dicembre 2021, le vendite al dettaglio sono aumentate del 9,4% in valore e del 7,7% in volume. Sono, soprattutto, le vendite dei beni non alimentari a crescere (+14,3% in valore e +13,4% in volume). 

Mentre secondo l’AGI nel 2021 gli italiani hanno speso oltre 2,5 miliardi di euro solo per i cibi e le bevande consumati tra la cena della vigilia e il pranzo di Natale con un aumento del 38% rispetto al 2020 (il dato del 2021 è stato sicuramente condizionato anche dalla ritrovata convivialità dopo la pandemia). 

L’economia nazionale trae grande beneficio dalle spese registrate nell’ultimo biennio dell’anno. È la festa del mercato libero ed è fondamentale per la sopravvivenza della maggior parte delle realtà commerciali. 

Ma ciò detto, se i consumi non devono essere ridimensionati per non penalizzare i settori più fragili della nostra economia, ci sono comunque due fronti che penso sia utile tenere in considerazione dinanzi alle spese natalizie. 

Come spendere: il consiglio della Coldiretti soprattutto in rete è di non farsi guidare dagli acquisti di impulso, di confrontare sempre le varie offerte, accertandosi dell’originalità del prodotto e rivolgendosi a siti sicuri. Insomma, gli acquisti vanno ponderati per rispondere ad esigenze reali e dovrebbero seguire una ricerca accurata per accertare il prezzo più vantaggioso del prodotto in questione.

Cosa comprare: gli acquisti dovrebbero essere orientati verso prodotti o servizi di qualità. Una qualità che dovrebbe comprendere criteri estetici ed etici, che dovrebbe essere sinonimo di durata e riparabilità. “Chi più spende meno spende”, mi hanno insegnato da bambina. 

A maggior ragione, l’ultimo bimestre dell’anno rappresenta – credo- un’occasione reale non solo per dare respiro alla nostra economia, ma anche per orientare i nostri consumi verso modelli di produzione sostenibile, premiando le aziende e i marchi che si spendono per un effettivo rispetto del lavoro delle persone e dell’ambiente.

Il cittadino consumatore ha nelle mani una grande responsabilità quando mette mano al portafoglio: una maggior richiesta di prodotti di qualità, infatti, potrebbe avere il potere di orientare le aziende a perseguire investimenti realmente sostenibili, oltre il greenwashing.

Ci sono cose su cui non abbiamo potere di agire, ma quotidianamente abbiamo il potere di scegliere cosa comprare e una maggior consapevolezza d’acquisto può essere una delle pratiche più efficaci per costruire un mercato libero che sia tanto attraente quanto responsabile.

Quindi, laddove il marketing si impone con una sua legge incontestabile: contano solo le percezioni del cliente e non esistono prodotti migliori di altri, il consumatore dovrebbe fare lo sforzo di guardare un poco oltre. 

Il libero mercato è un sistema da preservare, che ci ha permesso di vivere meglio di come vivevano i nostri nonni, di avere maggiore potere di scelta. Oggi è proprio questo stesso potere di scelta a cui dovremmo appellarci per vestirci di ciò che ci piace, e per promuovere acquisti più rispettosi delle filiere produttive, dell’ambiente, dei consumi energetici. 

Valentina Rovro

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