Cultura e Società Sociologia

Informazione e fake news: quali soluzioni?

Le fake news costituiscono un ostacolo decisivo per l’informazione, in particolare per quella digitale, che trova nei social media un terreno estremamente fertile. Secondo il rapporto Ital Communications – Censis del 14 luglio 2022, quasi due italiani su tre sono incappati in informazioni false sulla guerra russo-ucraina, e più di tre italiani su quattro rispetto al tema della pandemia.

Il rapporto appena menzionato evidenzia come un’importante causa di questo fenomeno sia da ravvisare nel processo di “democratizzazione” dell’informazione stessa, che non sarebbe più fornita soltanto dai relativi professionisti, ma anche dai suoi destinatari. Questi, grazie all’utilizzo delle piattaforme di comunicazione digitale, non sono più relegati a un ruolo di mero spettatore passivo, ma contribuirebbero direttamente alla diffusione e alla creazione di notizie, incrementando le possibilità di generare fake news.

La lotta alle fake news è divenuta quindi un tema centrale nel dibattito attuale sull’informazione digitale. Ci si interroga su quali possano essere le soluzioni più efficaci per impedire che si diffondano informazioni false, il cui pericolo va valutato anche tenendo a mente che esse possono smuovere l’opinione pubblica in brevissimo tempo e su qualsiasi argomento. Avvenimenti epocali, come la pandemia da Covid-19 e la guerra russo-ucraina, ci fanno rivolgere l’attenzione ai temi della salute e dell’interventismo militare, ma è ormai fuor di dubbio che siano perfino in grado di influenzare l’esito delle votazioni politiche: negli USA ancora si discute sul ruolo giocato dalla disinformazione nelle penultime elezioni presidenziali.

Il contrasto alle fake news

In vista di un’informazione digitale in cui le fake news siano relegate in un piano del tutto secondario e non abbiano una concreta capacità di influenzare l’opinione pubblica si prospettano due tipologie di soluzioni. Una prima soluzione potrebbe essere richiedere un controllo dei contenuti che circolano sul web e, in particolare, sui social media. In tal caso, graverebbe o dovrebbe gravare una qualche responsabilità sui gestori delle piattaforme social, in quanto fornitori del contesto spaziale entro cui si colloca il dibattito digitale.

Un’altra possibile soluzione potrebbe essere invece avviare un percorso che educhi chi decide di informarsi, creando consapevolezza nel pubblico. Gli strumenti che si potrebbero fornire ai fruitori del servizio d’informazione potrebbero essere prepararli a riconoscere le fake news, a ricercare con cura e attenzione le fonti o a non lasciarsi condizionare da spinte emozionali.

Le fake news in democrazia

Le implicazioni sottese nella scelta dell’uno o dell’altro modello richiamano con forza il senso e il significato delle libertà democratiche. L’esercizio di queste, in particolare della libertà di manifestazione del pensiero che qui maggiormente è in gioco, richiede un contesto sociale in cui le persone siano preparate a viverle a pieno, sapendo reagire agli eventuali cortocircuiti che esse possono talvolta generare.

Affidare a un soggetto privato il potere di determinare quali contenuti possano entrare in un dibattito pubblico – quale è quello che si realizza sui social network – sulla base di un giudizio che dovrebbe definire il carattere di verità o falsità di una determinata proposizione è democraticamente insostenibile.

Kant riteneva che qualunque appartenente al genere umano potesse uscire dallo stato di minorità, intesa come l’incapacità di utilizzare la propria intelligenza senza una guida altrui. Una democrazia esige proprio questo: un’informazione e un dibattito pubblici che non siano incanalati in un controllo della verità dei contenuti espressi da parte di chicchessia – in particolare allorché si tratti di un attore privato – per paura del diffondersi delle fake news, ma di cittadini preparati a non dar credito né tantomeno seguito a esse.

Allora, forse, la soluzione più opportuna è proprio quella che passa per l’istruzione e l’educazione: in questa direzione si spinge, ad esempio, la Finlandia. Il Paese sta promuovendo campagne di alfabetizzazione informatica fin dall’infanzia, cerca di formare i propri cittadini ad approcciarsi all’universo dell’informazione online con spirito critico e con la preparazione richiesta dal contesto democratico.

Ne conseguono dei risultati importanti, come parrebbe emergere dal rapporto del Reuters Institute sull’informazione digitale: in particolare, il Paese scandinavo vanterebbe un’altissima fiducia dei cittadini nei confronti dei media tradizionali, la quale, in controtendenza rispetto ad altri Stati come USA, UK, Francia e Germania, è persino aumentata in seguito alla pandemia da Covid-19.

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