Cultura e Società Medicina

La salute passa anche dalla sessualità

Di salute sessuale oggi si parla ancora poco, soprattutto in Italia, dove l’educazione sessuale è pressoché inesistente. Nella maggior parte dei paesi europei è una delle materie d’insegnamento obbligatorie; nelle nostre scuole, invece, le poche volte che l’argomento viene citato, il discorso è incentrato sulla contraccezione e prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. Ma salute sessuale vuol dire tanto altro.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la salute sessuale è uno stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale legato alla sessualità, non riducibile all’assenza di malattia, disfunzione o infermità. Quando si parla di salute sessuale si va oltre all’atto sessuale e alle potenziali conseguenze quali gravidanza e infezioni sessualmente trasmesse. Questo è un tema cangiante e centrale dell’esperienza umana, inserito nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile nell’ambito degli Obiettivi 3 (Salute e benessere) e 5 (Parità di genere). La definizione di salute sessuale richiede di focalizzare l’attenzione sul concetto di sessualità e relazioni sessuali.

La sessualità è descritta come il modo in cui le persone percepiscono ed esprimono gli istinti e i sentimenti che generano l’attrazione verso altri individui. La relazione sessuale invece è il legame che nasce da tale spinta fisica e/o mentale. Si tratta di una tendenza e componente fisiologica della vita umana, determinata da diversi fattori quali il patrimonio genetico, l’educazione ricevuta durante l’infanzia, l’influenza di chi ci circonda e i comportamenti sociali. In tal senso, non è possibile definire la normalità in materia di comportamenti sessuali dato che questi variano notevolmente nelle diverse culture.

Non esiste un’unica sessualità

Per comprendere a pieno cos’è la salute sessuale è doveroso innanzitutto spiegare i concetti di sesso, genere, identità e ruolo di genere.

Il sesso corrisponde allo stato biologico di una persona alla nascita: maschio, femmina o intersessuale. Se per le prime due la definizione è ovvia, per l’ultima lo è un po’ meno. Nei testi clinici, intersessualità è un termine ombrello che fa riferimento ad una serie di anomalie cromosomiche e sessuali che non rientrano nelle tipiche nozioni binarie di maschio e femmina.

Tra queste vi è ad esempio la sindrome da insensibilità agli androgeni (AIS) o sindrome di Morris, in cui un soggetto maschio XY sviluppa testicoli embrionali, ma essendo insensibile agli ormoni maschili durante la crescita sviluppa caratteri sessuali secondari femminili quali vagina e seno. Si tratta di condizioni biologiche congenite che dunque accompagnano la persona fin dalla nascita e generalmente non minacciano la salute del soggetto colpito.

Il genere si riferisce al ruolo pubblico ed esterno di una persona, vissuto come ragazzo o ragazza, uomo o donna, o qualcosa di diverso da queste due distinzioni classiche. Il genere comprende sia l’identità di genere che il ruolo di genere.

L’identità di genere è la cognizione soggettiva di essere di un certo sesso, ossia, il modo in cui il soggetto si percepisce come maschio, femmina, transgender o un altro termine identificativo (es. : genderqueer, non binario, agender). Il ruolo di genere è l’espressione oggettiva e pubblica dell’identità di genere e comprende tutto ciò che il soggetto dice e fa per dimostrare a se stesso e agli altri fino a che punto è del genere con cui si identifica.

I comportamenti che riguardano il ruolo di genere rientrano in uno spettro ampio che va dai due estremi di mascolinità e femminilità tradizionali. Le definizioni e le categorizzazioni del ruolo di genere possono differire tra diverse società, all’interno delle quali si sta espandendo la consapevolezza che alcune persone non aderiscono o non vogliono aderire alla tradizionale dicotomia maschio-femmina. Questo però non significa che nelle stesse società vi siano l’accettazione e il riconoscimento dell’esistenza di questi soggetti, i quali vengono facilmente etichettati come devianti: un giudizio sociale greve che certamente influisce sul loro benessere.

L’importanza sociale della salute sessuale

Salute sessuale vuol dire dunque avere modo di comprendere il proprio sesso e genere, accettarli o meno ed esprimersi liberamente. La sessualità deve essere vissuta a pieno senza il timore di discriminazioni e violenza, motivate il più delle volte dall’ignoranza collettiva in merito a fenomeni scientificamente dimostrati. Infatti, la condizione che porta una persona a sentirsi diversa rispetto al sesso biologico di nascita è classificata in psichiatria come disforia di genere.

Si tratta dunque di una patologia a tutti gli effetti che comporta una forte e persistente sensazione da parte di una persona che il suo sesso anatomico non corrisponda alla sua percezione interiore di sé o identità di genere. Questo dissenso causa forte disagio e sofferenza e compromette profondamente le capacità funzionali della persona.

Essere persone sessualmente sane significa anche conoscere il proprio orientamento sessuale e, ancora una volta, poterlo manifestare liberamente. Come l’eterosessualità, anche l’omosessualità non è una scelta, quindi il termine popolare “preferenza” ha poco senso in materia di orientamento sessuale. Si tratta di una caratteristica intrinseca al soggetto, alla cui definizione concorrono fattori biologici e ambientali.

L’omosessualità non è un disturbo mentale ma una delle varianti fisiologiche di comportamento sessuale secondo l’American Psychiatric Association, che nel 1973 rimosse l’attrazione di una persona verso lo stesso sesso dal Manuale Diagnostico delle Malattie Mentali (DSM). Viste le ricorrenti ed obiettive evidenze presenti anche nel mondo animale riguardo la possibilità per un individuo di essere attratto da un soggetto dello stesso sesso, la posizione della comunità scientifica è chiara e definitiva: non c’è nulla di innaturale nell’omosessualità.

L’opinione desueta dell’omosessualità come causa di malattie sessualmente trasmissibili è un altro pregiudizio da abbattere per promuovere la salute sessuale. Quando si parla di sessualità infatti è necessario focalizzarsi anche su questo gruppo di patologie che non dipendono assolutamente dall’orientamento sessuale, dal sesso o dall’identità di genere della persona.

Conoscere per prevenire

Le malattie sessualmente trasmissibili (MST) sono un insieme di infezioni trasmesse attraverso qualsiasi tipo di rapporto sessuale (vaginale, anale, orale) tramite i liquidi organici infetti (sperma, secrezioni vaginali, saliva) o con il contatto diretto della pelle nella zona genitale, delle mucose genitali, anali e della bocca. Il più delle volte sono malattie sintomatiche ma ci sono casi in cui non c’è alcun segnale della loro presenza, la quale può cronicizzare e portare a condizioni con conseguenze sistemiche gravi quali sterilità e tumori (come nel caso specifico dell’infezione da HPV ovvero Papilloma Virus e cancro alla cervice uterina).

È importante accorgersi tempestivamente dell’infezione sia per procedere con la giusta terapia e quindi risolvere i sintomi, sia per prevenire le possibili complicanze e per evitare la trasmissione ad altre persone. Per il principio cardine della medicina, ovvero meglio prevenire che curare, è fondamentale diffondere informazioni corrette e accurate sulle MST e in generale promulgare un’educazione alla salute sessuale già tra i banchi di scuola facendo riferimento anche ai test di screening e alle vaccinazioni disponibili.

Infatti il rischio di contrarre le suddette infezioni riguarda soprattutto la popolazione giovane (tra i maggiori fattori di rischio c’è l’aver avuto il primo rapporto sessuale prima dei 17 anni). Oltre all’inizio precoce dell’attività sessuale, ci sono altre situazioni rischiose quali il sesso femminile e il numero di partner sessuali avuti nella vita, così come l’abuso di sostanze stupefacenti ed alcol e la violenza sessuale.

Salute sessuale vuol dire anche consenso ed educazione al consenso e dunque possibilità di avere esperienze sessuali piacevoli e sicure, libere da coercizioni. Per poter contrastare la violenza sessuale, un’altra triste piaga dei nostri giorni, è fondamentale distinguere tra il consenso vero e proprio e il consenso concesso sotto pressioni fisiche o emotive. Il consenso quindi non deve mai essere dato per scontato e considerato tale in condizioni di incoscienza o di abuso di sostanze stupefacenti o di alcol. Può essere inoltre revocato in qualsiasi momento. Si tratta di un concetto delicato ma necessario da affrontare nell’educazione sessuale per aumentare la consapevolezza della sessualità nelle persone.

Fare educazione sessuale quindi non si esaurisce nello spiegare come nasce un figlio o parlare sbrigativamente di contraccezione. La sessualità è anche e soprattutto incontro e relazione. Educare alla sessualità significa guidare le persone lungo un percorso di maturazione anche psichica risolvendo incertezze e dubbi fisiologici, allontanando pericoli e abbattendo tabù. Significa aiutare a definire l’insieme di emozioni e sentimenti positivi e negativi in risposta al mondo che ci circonda. L’obiettivo è che ciascuno trovi il proprio modo di esprimere se stesso e fare scelte libere e consapevoli.

Iman Azri

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