Ecologia Locale

La scarsità idrica: emergenza o nuova normalità? Le sfide e le prospettive di un problema globale visibile a livello locale

Siccità, ghiacciai che si ritirano, fiumi in secca, produzione di energia rinnovabile a rischio: sono solo alcune delle conseguenze della scarsità idrica provocata dal cambiamento climatico e della quale si sembra aver preso consapevolezza soprattutto lo scorso anno, dopo l’ondata siccitosa che ha colpito tutta la nostra penisola.

Anche il 2023 con le sue temperature sopra la media e l’assenza di precipitazioni sta già presentando un’anteprima di quello che potrebbe essere un altro anno caratterizzato dall’emergenza idrica. In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, che cade il 22 marzo, qual è il quadro che si presenta in relazione alla scarsità idrica sia a livello globale che locale, nel territorio trentino?

Strumenti ed azioni globali per contrastare la scarsità idrica

Più della metà della quantità globale di acqua dolce accessibile è utilizzata direttamente o indirettamente dalla nostra specie. Ad oggi, il 30% delle riserve idriche sotterranee si stanno rapidamente esaurendo in moltissime aree del pianeta, prova tangibile e drammatica della crisi climatica globale. I rischi di siccità e inondazioni e i danni sociali aumenteranno con l’aumentare del riscaldamento globale, inficiando negativamente anche i settori economici legati all’acqua quali agricoltura, in primis, chimica e della gomma e materie plastiche.

Relazionandola agli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, l’acqua rappresenta un elemento trasversale di molti di essi in quanto mostra stretti legami con il clima, l’energia, le città, l’ambiente, la sicurezza alimentare, la povertà e la salute. In questo momento la scarsità idrica rappresenta il più grande ostacolo per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030.

Quest’anno la Giornata mondiale dell’acqua coincide con l’inizio della Conferenza ONU sull’acqua 2023, che si svolgerà a New York dal 22 al 24 marzo: un’occasione unica per unire il mondo nella risoluzione della crisi idrica e igienico-sanitaria. I governi nazionali e le parti interessate collaboreranno per assumere impegni volontari per accelerare i progressi dell’SDG 6 (l’obiettivo di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 legato all’acqua pulita e ai servizi igienico-sanitari) e di altri obiettivi concordati a livello internazionale in materia di acqua, processi e strutture.

La situazione in Trentino

Se questo è il quadro sull’acqua a livello globale, come si presenta la situazione nel territorio trentino e quale sfide lo attendono nel prossimo futuro? L’agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente (APPA) effettua costantemente delle analisi specifiche su corsi d’acqua, laghi e acque sotterranee per poi passare ad interventi di tutela dei corpi idrici e di informazione ed educazione ambientale.

Per quanto riguarda le precipitazioni dello scorso anno in Trentino, sono necessarie analisi ulteriori per indagare più nel dettaglio le tendenze di lungo periodo, anche su base stagionale.

Ciò che è certo è che la carenza di precipitazioni colpisce anche la montagna: quest’anno rispetto al 2022 si registra una significativa riduzione di neve sulle Alpi (-53%), che riguarda sia l’altitudine che la durata della copertura nevosa. Gli effetti dei cambiamenti climatici modificheranno la disponibilità della risorsa idrica, alterando in particolare l’entità e la stagionalità dei deflussi nei corsi d’acqua superficiali.

Insomma, è necessaria una diversa e attenta pianificazione della gestione della risorsa idrica, il cui deficit aumenterà in estate in concomitanza di un maggior uso da parte della popolazione (che è in aumento a causa dei flussi turistici) e il maggior fabbisogno irriguo per l’agricoltura.

Le sfide attuali e future nel campo dell’acqua non richiedono solo un risparmio a livello individuale. Servono idee innovative e trasformative per il livello produttivo generale che vada oltre il business as usual. Prevedere l’obbligo di recupero delle acqua piovane, ridurre le perdite della rete idrica e riutilizzare le acque depurate in agricoltura sono solo alcune delle soluzioni che Legambiente ha proposto al governo per risolvere una crisi idrica che rischia di passare da fenomeno emergenziale a ordinario.

Un esempio di best practice che le aziende possono attuare all’interno dei loto processi produttivi è il calcolo del Water Footprint (WF, Impronta idrica), un indicatore che quantifica i volumi di acqua usata per produrre i servizi e i beni prodotti. Non ci si basa solamente sull’acqua consumata ma anche sulla tipologia, se diretta (impiegata direttamente nel ciclo produttivo) o indiretta (come ad esempio l’acqua impiegata per il trasporto).

La metodologia utilizzata per il calcolo dell’impronta idrica è il Life Cycle Assessment (Analisi del Ciclo di Vita di un prodotto), una metodologia in grado di “identificare gli aspetti e i potenziali impatti ambientali che intervengono durante tutto il ciclo di vita di un prodotto dall’acquisizione delle materie prime, attraverso la produzione, fino all’utilizzo e al fine vita (riciclo o smaltimento finale)”.

Abbiamo bisogno di impegni, promesse e azioni chiare, in tutti i nostri settori, che uniscano le nazioni, le parti interessate e i professionisti su azioni che aiutino a realizzare le azioni per l’acqua dell’Agenda 2030.

Ilaria Galli

© Riproduzione riservata

Condividi se ti è piaciuto:

Similar Posts