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Ok, boomer

La società moderna sta affrontando tempi difficili. Problemi come la guerra, la crescente disuguaglianza, il riscaldamento climatico attanagliano le giovani generazioni, costrette a vedere la propria vita farsi ogni giorno più dura. Questioni come queste tendono ad essere naturalmente complicate, tirando in gioco infinite variabili da quantificare. C’è tuttavia un fattore determinante, che ritengo meritevole di riflessione: i boomer.

Per boomer si intendono tutte quelle persone nate tra la fine della seconda guerra mondiale ed il 1964, in Occidente.  È per distanza la più numerosa generazione di tutta la storia umana e quella che forse è cresciuta ed ha vissuto la propria vita nel più prospero dei mondi possibili. Tutte le cose sembrarono allora mettersi per il verso giusto. 

Dopo la guerra, infatti, gli standard medi di vita s’impennarono a velocità supersoniche. Massicci progressi tecnologici, come la lavatrice o l’automobile per tutti, migliorarono concretamente la vita delle persone. Una mobilità sociale senza precedenti permise, ad esempio, a figli di millenarie famiglie contadine di inurbarsi e godere una vita meno aspra rispetto a quella dei loro antenati. Il cibo smise di scarseggiare, e ve ne fu in abbondanza per tutti. Fu davvero l’epoca perfetta.

Solo tenendo a mente questi fattori, possiamo comprendere in che modo i boomer abbiano sviluppato il loro modo di comprendere e vedere il mondo, il quale può essere riassunto in:

1. “Voglio tutto, senza alcun pensiero per il futuro.”

2. “Giudicare moralisticamente è il peccato più grande.” 

I boomer sono inoltre la prima generazione ad essere vissuta con la minaccia sotterranea delle armi atomiche (perché dovrei risparmiare, se domani muoio) e la prima ad avere parenti molto più permissivi: i ragazzi nelle generazioni precedenti venivano cresciuti con l’imperativo di essere adulti, mentre i baby boomer furono, per così dire, i primi giovani. 

Quando, infatti, divennero abbastanza grandi per essere ascoltati, grazie alla loro potenza demografica, fra gli anni Sessanta e Settanta,  costrinsero l’Occidente ad una svolta culturale senza eguali, che può essere riassunta, per brevità, nell’interesse ossessivo degli adolescenti di allora per il Rock’n’roll, musica che attaccava qualsiasi dogma precedentemente costituito, come l’autocontrollo, il cristiano pudore, il tabù del sesso. 

L’avvento del Rock fu qualcosa di incredibile, una rivoluzione musicale senza precedenti, e di una portata tale da non far apparire minimamente controversa nell’Inghilterra del tempo la frase: i Beatles sono più famosi di Dio. I genitori guardavano i figli scioccati, i figli i genitori come relitti  di un passato finalmente perduto. 

Per comprendere la mentalità boomer dobbiamo ora capire che la loro generazione pensò se stessa la prima della storia: finito con la guerra il vecchio mondo, toccava a loro insegnare al nuovo come vivere. E questo aveva senso.

Frasi come “All you need is love” e “tutto ciò che è più vecchio di noi è noioso” sono perfettamente comprensibili se consideriamo le recentissime atrocità della guerra appena trascorsa. E qui tocchiamo uno dei problemi di quella generazione, ovvero quello di pensare continuamente di essere speciale. Forse non a torto. 

Consideriamo, in proposito, quanto più radicata sia nel nostro immaginario collettivo la guerra del Vietnam, rispetto a quella di Corea, che tuttavia fu molto più sanguinosa, tremenda, ed ebbe delle implicazioni geopolitiche che tutt’oggi sopravvivono. La ragione è semplice, la guerra del Vietnam avvenne durante la giovinezza dei boomer, fu quindi avvertita come molto più importante. 

La velocità con cui il mondo cambiò è impressionante. La pillola slegò il sesso dalla maternità, cosicché tutte le prescrizioni precedenti in materia sessuale divennero immediatamente datate. Il sesso, da impronunciabile tabù, divenne normale argomento di conversazione. Il che denota un’altra caratteristica essenziale dei baby boomer, ovvero quella di essere estremamente tolleranti, nel bene e nel male. 

Grazie a tale tolleranza, le donne guadagnarono nella società uno spazio fino ad allora impensabile, unito ad un altrettanto impensabile libertà di costume e pensiero, che tuttavia si rivelò arma a doppio taglio, se consideriamo le lotte di oggi. La liberazione sessuale finì con l’oggettificare e mortificare il  nudo corpo della donna nella scintillante cornice televisiva. Non sto, ora, certo cercando di sminuire la conquista, quanto piuttosto dimostrare come ogni vittoria a breve termine dei boomer, nel lungo periodo si sia rivelata una sconfitta. Notiamo come la loro totale ossessione per il piacere, il godimento istantaneo e senza freni, reazione al bigottismo precedente, si sia trasformato nel dominio incontrastato dello strumento pubblicitario, del consumismo, del libertinismo maschile: Trump, per esempio, è la quintessenza di tutto ciò.

Notiamo come la loro noncuranza per il futuro non abbia mai fatto sorgere prima di qualche anno fa l’attenzione per la crisi climatica in atto. Ambientalismo significa ansia per il futuro; per il boomer il futuro è sempre scontato e radioso. 

Altro grande problema è la loro totale mancanza di astrazione, dagli anni Settanta ad oggi non abbiamo avuto in Occidente un pensatore di rilievo realmente epocale. Un arido marxismo di esegesi e una continua rilettura  in chiave nichilista (“nulla vale, quindi godo”) di Nietzsche hanno dominato la scena fino alla caduta del muro Berlino, con la conseguente vittoria del secondo filosofo sul primo. Questa mancanza di progettualità a lungo termine, non ha danneggiato soltanto il fumoso circolo della cultura, ma pure la realtà viva delle persone. 

La guerra in Iraq voluta da Bush figlio è l’esemplificazione della mentalità pragmatica e utopistica dei boomer: fare una guerra per la democrazia, vincerla, e non avere la minima idea di come costruire un futuro per un paese distrutto.

È importante quindi riconoscere che i baby boomer, abbiano avuto inestimabili pregi e grandi difetti, come le generazioni prima di loro e quelle che verranno; e che quindi non  siano stati un’apparizione unica e irrepetibile nella storia umana. Non voglio certo demonizzare ma capire, non accusare ma mettere in discussione. I nostri governi, le nostre istituzioni occidentali sono tutt’ora dominate dalla mentalità e dalla cultura Boomer, e, considerando il dato demografico, lo saranno ancora per del tempo. 

Gian Lorenzo Dini

© Riproduzione riservata

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