Psicologia Scienze e Innovazione

Provare un’emozione: attimi di vita vera

Le emozioni hanno un ruolo fondamentale nella nostra vita. Se pensiamo ai testi delle canzoni che ascoltiamo, al tono della voce delle persone con cui parliamo, alle poesie che leggiamo ed anche a noi e ai nostri pensieri, sarà facile notare come tutto sia caratterizzato da emozioni: la felicità che traspare dalle note, l’agitazione nella voce e così via.

Le emozioni, come altri aspetti del nostro sistema cognitivo, risultano tanto intuitive quanto complesse. Ci sono diversi studiosi, infatti, che hanno provato ad indagare come nasca un’emozione nel nostro cervello, sviluppando diverse teorie, ma non c’è ancora un accordo universale. 

È possibile che quest’incertezza su come si originino le emozioni nel nostro sistema derivi dal fatto che in Psicologia le emozioni non sono state da sempre studiate. Per farlo è stato necessario, negli anni, il superamento del comportamentismo, ovvero la corrente di pensiero che supportava uno studio solo del comportamento, di ciò che era visibile, in cui la mente veniva considerata come una “scatola nera” a cui non si poteva accedere. Superata questa visione e accettata l’esistenza della mente coi suoi aspetti da indagare, si è fatto spazio anche alla conoscenza delle emozioni.

Charles Darwin viene considerato come uno dei primi studiosi che si sono occupati di questo tema, si dice infatti che durante i suoi viaggi e le sue osservazioni, avesse iniziato a notare alcuni tratti peculiari riconducibili alle emozioni che caratterizzavano uomini e animali, indipendentemente dalla specie. 

Il suo lavoro diventò un libro, pubblicato nel 1872: The Expression of the Emotions in Man and Animals. L’elemento interessante che emerge da questa ricerca, confermato ed integrato poi con il contributo di altri autori, è che alcune emozioni sono universali, ovvero sono provate, manifestate, e per questo riconoscibili, in ogni specie animale. Per comprendere meglio questo aspetto, possiamo immaginare una persona arrabbiata ed un cane arrabbiato. Entrambi digrigneranno i denti, e avranno gli occhi ridotti a fessura, cosa che non accade nella sorpresa, con sopracciglia alzate e occhi aperti. 

Alle emozioni corrispondono dunque espressioni tipiche che permettono di riconoscerle e diventano fondamentali per gli scambi e i rapporti tra individui. Queste emozioni “universali” sono oggi conosciute come “emozioni di base”. Se ne contano in totale sei: Felicità, Sorpresa, Disgusto, Tristezza, Rabbia e Paura. È importante specificare anche che esistono molte altre emozioni oltre a quelle di base, emozioni complesse, che si permeano della cultura e di altre variabili individuali, ne sono esempi l’orgoglio o l’invidia. 

Gli aspetti espressivi delle emozioni sono d’aiuto per i rapporti e gli scambi interpersonali, perché sono veicolo di informazione sociale. Oltre all’espressione, esistono anche altri due aspetti fondamentali: due dimensioni che diventano importanti per definire le emozioni, l’arousal e la valenza

La prima è un’importante componente interna, ed è, sostanzialmente, una risposta fisiologica di attivazione, che indica il grado di intensità della risposta emotiva. Ad esempio, una persona triste non avrà una particolare attivazione e reattività corporea, invece una persona molto arrabbiata sentirà un fuoco dentro di sé, così come una persona che ha paura avrà un battito cardiaco molto accelerato, il cosiddetto “cuore in gola”. Ci sono quindi delle componenti viscerali e motorie, con il coinvolgimento di tutto il nostro apparato, che sono parte integrante dell’esperire un’emozione, o per meglio dire, del significato dell’emozione. 

L’altra dimensione che caratterizza le emozioni è la valenza, una sorta di giudizio di positività o negatività dell’emozione stessa, un giudizio di piacevolezza lungo un continuum che varia da molto spiacevole al suo opposto. Un’emozione considerata con una valenza negativa può avere un arousal alto (come la rabbia) o basso (come la tristezza) e allo stesso modo un’emozione positiva può comportare una maggiore o minore attivazione. Arousal e valenza risultano dunque due dimensioni determinanti che, combinate tra loro, definiscono le emozioni.

Al di là degli aspetti teorici, oggi è interessante focalizzarsi sulle emozioni perché sono parte fondamentale della nostra vita. Sono brevi, automatiche, spontanee ed incontrollate. Sono attimi, veicolati da un avvenimento esterno o interno, che ricoprono un ruolo fondamentale per noi perché si legano con i pensieri e le azioni, e questo può portare ad un importante contributo per le nostre scelte. 

Ipotizziamo ad esempio di recarci in un luogo che ci fa provare felicità, avremo delle belle sensazioni immediate, che lasceranno spazio ad un bel ricordo e saremo tentati di tornare in quel posto. Se invece ci troviamo in un luogo che ci fa provare tristezza o paura, probabilmente saremo tentati di starne bene alla larga. Non è detto che in quell’esatto momento ci renderemo conto del ruolo dell’emozione, ma è probabile che ne saremo influenzati. 

Le emozioni che proviamo dunque possono essere parte di quel motore che ci spinge ad agire, a perseguire quello che ci fa stare bene, o a fare in modo di cambiare quello che ci fa stare male. Sono attimi di vita vera dove in maniera automatica siamo messi a confronto con quanto ci circonda. 

Possono essere di aiuto per noi, perché danno la possibilità di conoscerci ed orientarci meglio nei nostri scambi con gli altri e nella frenesia quotidiana, per questo è utile prestargli attenzione, esprimerle e dargli il giusto peso. Sarebbe importante dare sempre spazio alle emozioni: le nostre e quelle degli altri. Fin dall’infanzia incoraggiarne l’espressione ed il riconoscimento, per esserne più consapevoli e per poterle accettare come parte di noi.

Arianna Cavagna

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