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Agricoltura e Food Security: intrecci tra Abu Dhabi e Tel Aviv

Nell’articolo di domenica 27 marzo abbiamo visto quali ripercussioni possono avere gli Accordi di Abramo sull’economia dei paesi firmatari e sulla sicurezza del MENA, la regione che corrisponde al Medio Oriente e al Nord Africa. 

In quello di oggi analizzeremo la cooperazione tra Israele ed Emirati Arabi Uniti nel settore agricolo e in materia di food security. Cooperazione prevista dall’”Accordo di pace “Accordi di Abramo”: Trattato di pace, relazioni diplomatiche e piena normalizzazione”, un trattato bilaterale che fa da complemento alla dichiarazione degli Accordi di Abramo. 

Lo so, tutti questi nomi così lunghi e così simili tra loro possono creare un po’ di confusione. Per evitare fraintendimenti e differenziarli dalla dichiarazione generale tra Israele, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Marocco e Sudan di cui abbiamo parlato nello scorso articolo e a cui ci riferiamo come “Accordi di Abramo”, ci riferiremo all’ “Accordo di pace “Accordi di Abramo”: Trattato di pace, relazioni diplomatiche e piena normalizzazione” tra Israele ed Emirati Arabi come al “trattato di pace” o “agli accordi bilaterali”. 

Ma cosa comporta nei fatti questo trattato di pace tra Abu Dhabi e Tel Aviv?

Innanzitutto, dobbiamo fare una premessa. Come dice il nome, i trattati di pace sono strumenti usati per porre fine a una guerra tra due stati nemici. La cosa interessante, però, è che tra Israele ed Emirati Arabi Uniti non c’è mai stato un conflitto. Gli accordi bilaterali tra Abu Dhabi e Tel Aviv sono semplici accordi di normalizzazione formulati come trattati di pace per esaltarne l’impatto politico. 

Il trattato di pace tra i due paesi, infatti, stabilisce l’avvio di relazioni diplomatiche ufficiali e l’apertura delle rispettive ambasciate all’estero. I due governi, inoltre, si sono impegnati a prevenire qualsiasi attività terroristica o ostile sul territorio dell’altro.

Ma non solo. Gli accordi rappresentano il punto di partenza per una serie di collaborazioni in numerosi settori economici, con Abu Dhabi e Tel Aviv che, solo per citarne alcuni, dovranno concludere al più presto accordi bilaterali nei settori della finanza e degli investimenti, dell’energia, dell’ambiente, dell’istruzione, dell’acqua, dell’agricoltura e della sicurezza alimentare.

Il neoistituito Abraham Fund, inoltre, un fondo creato da Stati Uniti, Emirati Arabi e Israele, dovrebbe stanziare più di 3 miliardi di dollari per promuovere il coordinamento regionale, la creazione di posti di lavoro, migliori standard di vita e crescita economica. In più, come risultato degli accordi bilaterali, il commercio tra Israele e gli Emirati dovrebbe crescere di 6,5 miliardi di dollari entro un decennio, mentre gli investimenti privati potrebbero arrivare fino a 10 miliardi di dollari. 

Proprio nei settori della food security e dell’agricoltura Abu Dhabi e Tel Aviv hanno dato avvio ad alcune collaborazioni importanti che meritano di essere analizzate. Ma partiamo dall’inizio.

Garantire la sicurezza alimentare è una questione di importanza storica nella penisola araba: condizioni climatiche avverse, risorse idriche limitate e scarsa qualità del suolo hanno reso i paesi della regione importatori netti di cibo.

Anche per gli Emirati Arabi Uniti la sicurezza alimentare è diventata un obiettivo cruciale e il governo sta fissando standard molto elevati per garantire alla sua popolazione la possibilità di accedere in modo costante ad un’alimentazione adeguata, sana e sicura. 

Come riportato dall’Istituto di Affari Internazionali, fino a qualche anno fa il settore agricolo degli Emirati Arabi Uniti valeva solo lo 0,73% del PIL e le importazioni ammontavano al 90% del loro approvvigionamento alimentare. La prosperità economica dovuta alle esportazioni di petrolio, infatti, ha da sempre disinnescato le possibili conseguenze negative derivanti dalle importazioni massicce e dalla mancanza di sicurezza alimentare. Tuttavia, la crescente lotta al cambiamento climatico e la transizione verso fonti di energia rinnovabile minacciano la sostenibilità a lungo termine di questo modello (sebbene il conflitto in Ucraina stia contribuendo a riscrivere parzialmente queste previsioni, almeno per il breve e medio periodo). 

Per questo motivo, a causa dell’insostenibilità delle esportazioni di petrolio nel lungo periodo e del progressivo calo delle entrate del greggio, il governo emiratino ha deciso di cominciare a diversificare la sua economia e, nel 2018, ha lanciato un’imponente strategia nazionale per la sicurezza alimentare. Questa strategia mira a scongiurare carestie e malnutrizione, ad aumentare la produzione agricola del 30% e a raggiungere, entro il 2051, le prime posizioni del Global Food Security Index (una misurazione annuale costituita da un insieme di indici che misurano la food security di uno stato).  

La cooperazione con Israele quindi, si prospetta come un’ottima occasione per raggiungere questi obiettivi. Vediamo quindi cosa prevede il trattato di pace per il settore agricolo e la food security. 

Il testo contiene questa dichiarazione di intenti: 

Le parti riconoscono la grande importanza dello sviluppo agricolo sostenibile, riconoscendo il suo ruolo vitale nell’affrontare i problemi di sicurezza alimentare, così come nella conservazione dell’ambiente. Le parti coopereranno per sfruttare e massimizzare le tecnologie esistenti, facilitare attivamente nuove collaborazioni e condividere e sviluppare conoscenze, tecnologie e approcci innovativi nei campi dell’agricoltura di terreni aridi, dell’irrigazione, delle tecniche di maricoltura in acque basse, della produzione sostenibile di mangimi per pesci e della produzione di sementi in un clima caldo e umido. [Traduzione a cura dell’autore]

Alcuni passi sono già stati fatti in questa direzione. Nel giugno 2021 la società israeliana Watergen e i laboratori emiratini Baynunah hanno lanciato un programma di ricerca focalizzato sull’acqua. Inoltre, l’azienda israeliana Nobel Green, specializzata nel marketing agroalimentare, e Agra Middle East, la più grande fiera del settore, ospitata ogni anno a Dubai, hanno firmato un importante accordo per la cooperazione e la condivisione di best practice, quindi di attività che possono generare innovazione e profitto. L’israeliana OurCrowd, infine, ha firmato una partnership con il gruppo emiratino Al Naboodah per incoraggiare gli investimenti bilaterali nel settore dell’agritech

Ma non finisce qua. Il 13 luglio scorso, gli Emirati Arabi Uniti e Israele hanno firmato un Memorandum d’intesa sull’agricoltura e la sicurezza alimentare. Queste le dichiarazioni della ministra degli Emirati Arabi Uniti per la sicurezza alimentare e idrica Mariam Almheiri: 

Gli Emirati Arabi Uniti e Israele condividono molte sfide nel campo della sicurezza alimentare. Stiamo cooperando per trovare soluzioni innovative e fattibili a queste sfide. Il Memorandum d’Intesa (…) costituisce un aspetto importante della nostra strategia di collaborazione perché permette ai portatori di interesse pubblici e privati di entrambi i paesi di essere coinvolti. Il Memorandum stabilisce un protocollo per identificare le competenze, le tecnologie e le migliori pratiche nella catena di produzione alimentare, così che possano essere sfruttate per creare imprese che facciano progredire le capacità alimentari e agricole al fine di soddisfare le esigenze presenti e future in modo sostenibile. [Traduzione a cura dell’autore]

Gli accordi di pace e il Memorandum d’intesa firmati dai due paesi possono dare ad Abu Dhabi gli strumenti per migliorare il rendimento del proprio settore agricolo e della propria food security.  Infatti, Israele, in termini di innovazione, è un punto di riferimento internazionale e nel corso degli anni ha accumulato una straordinaria esperienza, che le ha permesso di essere vicina all’autosufficienza nella produzione agricola nonostante solo il 13,6% del suo territorio sia coltivabile. Fattori da non trascurare e che predispongono un terreno fertile per la cooperazione. 

Tel Aviv, infatti, può essere un partner ideale per perseguire l’obiettivo della sicurezza alimentare, in particolare per quanto riguarda il settore dell’agritech (o agricoltura digitale), un settore con enormi prospettive di crescita su cui gli Emirati Arabi Uniti, stimolati dalla necessità di rilanciare la crescita nell’era post-Covid-19, si stanno concentrando molto.  

L’agricoltura digitale si riferisce alla progettazione, allo sviluppo e all’uso delle tecnologie digitali in agricoltura. Queste tecnologie possono essere una soluzione efficace per migliorare le prestazioni e la sostenibilità del settore agroalimentare. 

Per sostenere l’agritech, gli Emirati Arabi Uniti hanno lanciato un pacchetto di incentivi pubblici da oltre 270 milioni di dollari. 

L’accordo con Israele, afferma sempre IAI, potrebbe consentire un ulteriore salto di qualità per trasformare la regione in un hub internazionale del desert farming, una pratica che prevede la coltivazione di prodotti agricoli nel deserto. 

A questo proposito Abu Dhabi ha annunciato la costruzione nel deserto arabo della più grande fattoria indoor del mondo, che dovrebbe produrre 10.000 tonnellate di cibo all’anno con il 95% in meno di risorse idriche rispetto a quelle richieste alle fattorie che utilizzano metodi tradizionali. Gli Emirati Arabi Uniti hanno anche inviato alcuni esperti nel deserto del Negev, in Israele, per acquisire tecniche specifiche, come la desalinizzazione dell’acqua, e competenze agricole, soprattutto per la produzione in serra di fragole, mirtilli e pomodori.

Tralasciando per un momento gli ampi benefici economici di cui potranno godere entrambe le economie, la cooperazione tra Tel Aviv e Abu Dhabi nei settori dell’agricoltura e della food security può avere degli effetti positivi per quei paesi che affrontano sfide simili e può contribuire a migliorare la sicurezza alimentare della regione. Una prospettiva auspicabile considerando i recenti sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina, che, tra le altre cose, ha provocato una drastica riduzione delle esportazioni di grano verso alcuni stati del MENA

Come afferma Eliran Elimelech, combinando le competenze tecniche e scientifiche di Israele nel settore agroalimentare con i mezzi economici degli Emirati Arabi Uniti nel campo della logistica, del commercio e della finanza, la cooperazione tra i due paesi ha il potenziale per produrre una preziosa sinergia di cui può beneficiare tutto il Medio Oriente. Una partnership che ha un valore inestimabile per una regione che deve affrontare una rapida crescita della popolazione e la diminuzione delle proprie risorse a causa del cambiamento climatico. Una partnership che, se avrà successo, sarà una delle più importanti eredità degli Accordi di Abramo.

Marzio Fait

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