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Il deserto può fiorire, ma l’agritech è un’opportunità per ricchi

Il deserto può fiorire, ma l'agritech è un’opportunità per ricchi

La regione MENA (Middle East and North Africa) si estende dal Marocco all’Iran e comprende ecosistemi molto diversi tra loro. Nonostante questo, il rapporto di Greenpeace “Living on the Edge: The Implications of Climate Change for Six Countries in the Middle East North Africa Region” indica che nel suo complesso l’area si sta riscaldando rapidamente con un tasso di 0,4 °C per decennio dagli anni ’80, quasi il doppio della media globale.

La sicurezza climatica è un tema sempre più al centro dei dibattiti internazionali, tanto che alla COP27 ci si è focalizzati sulle aree globali più colpite dalla crisi climatica: il MENA è tra queste. I Paesi che ne fanno parte sono sempre a rischio per quanto riguarda l’approvigionamento di cibo, ma investendo nell’agritech alcuni Stati sperano di riuscire a contenere gli effetti della crisi climatica.

Gli impatti del cambiamento climatico si manifestano sia nelle comunità che nel mondo naturale, comportando scarsità d’acqua, carestie, impoverimento del suolo, desertificazioni, alluvioni e progressiva perdita di biodiversità in tutta la regione. L’agritech, che prevede l’applicazione delle tecnologie ai processi di produzione nel settore agroalimentare, si pone l’obiettivo di migliorare le performance in campo agricolo, garantendo la sostenibilità ambientale e sociale dei processi agricoli.

Lo sviluppo dell’agritech nel MENA è in crescita

Il settore agroalimentare è sempre stato al centro dell’attività sociale ed economica del MENA, nonostante la regione faccia ampiamente affidamento sulle importazioni. Tuttavia, eventi come la pandemia e il conflitto russo-ucraino hanno evidenziato l’insostenibilità di questo sistema: ogni volta che il sistema di importazione si ferma, l’area si trova in un evidente stato di difficoltà, accentuato dal clima arido e dalla scarsità idrica.

Negli ultimi anni la digitalizzazione del settore agricolo e le startup di tecnologia agricola nel MENA hanno provato a fronteggiare queste problematiche. Nel solo continente africano, secondo un rapporto pubblicato nel 2019 da Disrupt-Africa, dal 2016 il numero di startup nel settore è aumentato del 110%. A questo proposito si può citare l’esempio della startup egiziana Mozare3, che mira a rivoluzionare il settore agricolo: i produttori che si appoggiano ai servizi di questa azienda possono accedere a consulenze finanziarie agricole e hanno modo di entrare più facilmente in contatto con i consumatori.

In Medio Oriente, Stati come gli Emirati Arabi Uniti (EAU) hanno iniziato ad investire in tecniche di agricoltura verticale o senza suolo per coltivare prodotti come fragole, piccoli frutti o pomodori, contenendo l’uso di acqua. Nel 2020, il Paese ha istituito il Team per lo sviluppo del settore agritech, composto da soggetti pubblici e privati, con l’obiettivo di rendere ancora più accessibili gli investimenti nel settore. Lo stesso sta accadendo in Bahrain, con gli obiettivi di sviluppo sostenibile del governo che mirano a raggiungere la sicurezza alimentare e a promuovere un’agricoltura sostenibile.

In Israele, dove la soglia del surriscaldamento di +1,5° è stata superata nel 2017, gli investimenti nel settore agritech sono passati da 84 milioni di dollari nel 2014 a 174 milioni nel 2018. Questo ha permesso l’introduzione di alcune innovazioni interessanti. L’azienda Arugga AI Farming, per esempio, utilizza l’intelligenza artificiale per impollinare le proprie piante, una pratica altrimenti impossibile viste le alte temperature che può raggiungere la regione. La resa è del 20% in più rispetto all’impollinazione manuale.

Lo sviluppo delle tecnologie nell’agroalimentare è necessario ma disomogeneo

Se il settore agricolo del MENA non verrà ottimizzato, la produttività sarà sempre più bassa, provocando un inasprimento delle tensioni economiche, sociali e politiche, che porterebbero a loro volta ad un aumento di scontri, conflitti e migrazioni. Per questo, investire nell’innovazione del settore agroalimentare sarà cruciale per garantire la stabilità della regione, la quale potrebbe giovare anche di nuovi posti di lavoro.

Gli aspetti positivi derivanti da possibili investimenti nel settore dell’agritech sono molti, ma non va dimenticato che per affrontare la crisi climatica in modo efficace, lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie in campo agricolo dovrebbero essere omogenei in tutta l’area. Però, mentre Paesi come Emirati Arabi Uniti, Israele, Egitto o Bahrein possono avvalersi di alleanze geopolitiche favorevoli alla ricerca e allo sviluppo, altri, come Yemen, Siria, Iraq o Iran, si trovano al momento in condizioni che non permettono una reale transizione tecnologica.

Giovanni Beber

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