Cultura e Società Psicologia

S di stress

Nelle nostre vite frenetiche spesso passiamo da un’attività all’altra, provando ad incastrare diversi impegni, scadenze, cercando anche di trovare del tempo da passare con i nostri affetti e perché no, coltivare qualche hobby. 

Spesso in queste circostanze capita che le cose non vadano secondo i piani: incontriamo degli imprevisti, abbiamo un carico maggiore al lavoro o nello studio, viviamo situazioni familiari difficili, dobbiamo prendere decisioni importanti e così via. All’ordine del giorno ci troviamo dunque ad affrontare lo stress. Cosa significa essere stressati? E fino a quando è sostenibile? 

La parola “stress” deriva da un concetto di fisica e ingegneria che vede lo stress come tensione o sforzo a cui viene sottoposto un materiale rigido in condizioni di sollecitazione. È stato il medico Hans Seyle a sviluppare il concetto di stress come lo interpretiamo oggi, e definirlo come sindrome vera e propria, chiamata “sindrome generale di adattamento”. 

Seyle iniziò ad osservare come ratti esposti a stimoli esterni poco piacevoli iniziassero a sviluppare diverse reazioni che riguardavano cambiamenti neurovegetativi, neuroendocrini e immunitari, una sorta di tentativo di adattamento. Il corpo, quindi, produce delle risposte, intese come cambiamenti a livello di diversi apparati (= risposta allo stress), a vari elementi esterni disturbanti (=stressor). Lo stressor risulta dunque essere tutto ciò che in noi attiva la risposta allo stress. 

Per affrontare situazioni di stress è particolarmente importante essere attivi e prestanti. Per questo, automaticamente, il sistema nervoso autonomo simpatico permette di raggiungere alti livelli di vigilanza, attivazione, eccitazione e mobilitazione. Un sistema che convoglia l’energia in modo da agire nell’immediato, per portare alla risposta “fight-or-flight” (lotta-o-fuggi), un’attivazione tale da poterci permettere di combattere o scappare. 

La risposta allo stress risulta una risposta che la natura ha previsto per far fronte ad una minaccia percepita come tale. L’esempio classico deriva dal mondo animale: un leone affamato che cerca la sua preda. Quando la preda vedrà il leone, che risulta essere lo stressor, utilizzerà tutte le sue risorse disponibili per fuggire, se non può fuggire proverà a lottare. Per far questo il suo corpo si attiverà, e sarà al massimo dell’efficienza per quel breve periodo. 

L’attivazione dell’organismo, intesa come risposta allo stress, comporta diversi effetti tra cui: una frequenza cardiaca maggiore, un maggior flusso di sangue ai muscoli, una dilatazione dei bronchi per respirare in modo più profondo, le pupille dilatate, la secrezione delle ghiandole sudoripare.

Adrenalina, noradrenalina e cortisolo sono i principali ormoni coinvolti nella risposta allo stress. In generale, si verificano una serie di cambiamenti a livello neuroendocrino con il coinvolgimento dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene. 

È importante anche il ruolo della cognizione per valutare la situazione stressante. Peraltro, anche le performance cognitive sono migliori in circostanze di stress acuto: ad esempio sarà capitato a molti durante un esame di riuscire a recuperare un’informazione che a posteriori sarà accompagnata da affermazioni come “non so come mi sia venuto in mente”, questo rappresenta proprio un’evidenza dell’efficienza del nostro organismo nel breve periodo in situazioni definite di stress. 

Oltre a queste attivazioni però, è bene sapere che il corpo in queste circostanze riduce alcuni processi: quelli a lungo termine, che sono, nel momento di necessità di una rapida risposta, troppo dispendiosi, come la digestione, la riproduzione, l’immunità.

È bene sapere che questa macroscopica attivazione non può essere sostenibile nel tempo e può diventare dannosa nel lungo periodo. Infatti, i cambiamenti nell’organismo che sono descritti come risposta allo stress, hanno effetti deleteri su di noi a lungo andare. Essere costantemente sottoposti a stress, può portare a soffrire di una serie di disturbi che si esprimono in diversi modi e con una certa variabilità: sintomi fisici quali pressione alta, rischio cardiaco, problematiche metaboliche, disturbi gastrointestinali. 

Inoltre, lo stress protratto si ripercuote negativamente sul sonno e sugli aspetti cognitivi, oltre al fatto che porta alla disfunzione del sistema immunitario e a problematiche per la riproduzione.  

C’è, infine, un aspetto importante, una capacità specifica dell’uomo, che grazie alle sue straordinarie abilità cognitive risulta capace di attivare questa risposta allo stress anche quando lo stressor non è reale ed immediato, ma è solo percepito tale nella nostra testa. 

Ovvero lo stressor non è il leone che sta per agguantare la propria preda, ma è un fattore che può essere lontano nel tempo, che dobbiamo ancora vivere o che abbiamo vissuto oppure che ci immaginiamo soltanto, che attiva in noi pensieri, emozioni e preoccupazioni tali da portare proprio alla risposta allo stress dell’organismo. 

In questi casi, dunque, si possono verificare diversi effetti deleteri, dal momento che il pericolo è principalmente nella nostra testa e non possiamo fisicamente combattere o fuggire. Quando succede questo, non possiamo mettere in atto la risposta per cui tutto il sistema si è attivato e la situazione non viene risolta ma continua ad essere percepita come stressante, di conseguenza, oltre che disturbi fisici, possono nascere anche disturbi psicologici. 

Esistono alcuni aspetti che possono aiutare nella gestione dello stress, come riuscire a cambiare strategia al momento giusto ed essere flessibili; essere focalizzati sul “qui ed ora” e cercare di controllare gli stressor del momento presente lasciando andare gli aspetti del futuro; trovare delle attività che siano uno sfogo e infine avere un buon sostegno sociale. 

È sempre bene ricordare, inoltre, che ci sono tante variabili che intervengono nella vita delle persone, ad esempio relative al contesto e alle proprie risorse, per questo in alcuni momenti di vita è possibile sentirsi sopraffatti dallo stress, pertanto può risultare importante e fondamentale rivolgersi ad un professionista per poter far fronte alla situazione e ritrovare il proprio equilibrio.  

Arianna Cavagna

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