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Il sonno

Sonno è una parola che utilizziamo spesso nel quotidiano per riferirci ad una sensazione percepita principalmente la sera. Partiamo dalla definizione: Stato e periodo di riposo fisico-psichico caratterizzato dalla sospensione totale o parziale della coscienza e della volontà.

Ma sappiamo veramente di cosa si tratta? L’unica cosa che sappiamo con certezza è che ne abbiamo assoluto bisogno. Ciò è provato da uno studio effettuato sui topi, che dimostra empiricamente come il sonno sia un bisogno fondamentale per la sopravvivenza: l’esperimento vedeva dieci cavie sane essere private totalmente del sonno determinandone la morte nel giro di pochi giorni. 

E perché è così fondamentale? Perché, come abbiamo visto durante la pandemia, un disturbo del sonno risulta essere così impattante sulla nostra vita?

Purtroppo, non esiste una ragione univoca e accertata che spieghi la necessità umana di prendere sonno, sono state però proposte svariate possibili teorie a riguardo. Tra queste la più accreditata prende il nome di “Teoria della pulizia”, secondo la quale il sonno servirebbe al ripristino delle energie fisiche e mentali mediante la pulizia degli elementi di scarto metabolico, altrimenti tossici, accumulatisi durante il giorno. 

Sorge però spontanea un’osservazione: perché un organismo evoluto come il nostro ha bisogno di investire così tante ore per ‘pulirsi’? Rispondo con le parole della neurochirurga e ricercatrice norvegese Maiken Nedergaard, cooperatrice nella formulazione di questa teoria: “Il cervello ha solo un’energia limitata a sua disposizione e pare che debba scegliere tra due diversi stati funzionali, sveglio e consapevole o addormentato a far le faccende”. Insomma, la pulizia non è compatibile con la veglia ed occorre prendersi del tempo di riposo non avendo energie sufficienti per compiere entrambe le funzioni contemporaneamente.

Entrando più nel dettaglio, il sonno può essere diviso principalmente in due fasi che si alternano secondo un ritmo ciclico e ben scandito: il sonno REM (Rapid Eye Movement) e quello non-REM. 

Il sonno REM è caratterizzato da una accentuata motilità oculare e si presenta con ipotonia o atonia (riduzione o assenza del tono muscolare) generalizzata, eccezion fatta per i muscoli degli occhi. Un’altra particolarità della fase REM a noi tutti familiare è la sua componente onirica, ovvero la produzione dei sogni. Questi ultimi infatti prendono forma solamente in questa frazione e originano da un’intensa attività del sistema limbico, una delle porzioni più antiche del cervello.

La fase non-REM invece è responsabile del rilassamento e del recupero energetico maggiore, prende infatti anche il nome di “sonno profondo effettivo”. È interessante considerare come varia a seconda dell’individuo per quanto riguarda la durata delle singole fasi e di conseguenza dei singoli cicli. Esistono soggetti in grado di raggiungere molto velocemente la fase profonda, necessitando quindi di un riposo di breve durata per svegliarsi più energici, a differenza di altri che potrebbero solo peggiorare la loro stanchezza praticando la cosiddetta “pennichella”. 

A titolo esemplificativo si può far riferimento ad un’esperienza vissuta da tutti almeno una volta nella vita: svegliare un soggetto appena coricato risulterà particolarmente facile, sarà sufficiente un leggero stimolo sonoro; al contrario sarà più difficile interrompere il sonno di un soggetto negli stadi più profondi. Questa situazione si può spiegare paragonando le vie sensitive a dei corridoi, al termine delle quali sono presenti delle porte che, durante il sonno, il cervello decide di chiudere in maniera selettiva. È affascinante quindi come non vengano trascurate tutte le afferenze indistintamente, ma solo quelle considerate superflue che disturberebbero il processo di addormentamento. Proviamo a immaginarci un custode di una ferrovia. Questo, dopo un determinato periodo di lavoro, non verrà più infastidito dal rumore del treno sulle rotaie, in quanto il suo cervello avrà classificato quel rumore come superfluo e avrà deciso di ignorarlo. Inizialmente, invece, il forte rumore improvviso veniva letto come un possibile segnale di pericolo per la vita, traducendosi in una interruzione del sonno per un’ancestrale risposta “combatti o fuggi”. Capiamo quindi perché determinate situazioni sono in grado di richiamare la nostra attenzione anche durante il sonno fino ad interromperlo, come banalmente accade ad una madre che riesce a sentire il pianto di suo figlio. Alcune situazioni, insomma, richiedono una risposta tanto tempestiva che il nostro cervello ritiene giusto lasciare una porta aperta seguendo un ragionamento di tipo evoluzionistico. Ovviamente soggetti diversi trascureranno inconsciamente afferenze diverse, in base alla situazione e all’abitudine. 

Per concludere vorrei accennare ad alcune curiose patologie del sonno. Ovviamente esistono diverse malattie con diversa causa, incidenza, decorso e trattamento, sicuramente i mesi di pandemia hanno contribuito ad accentuare l’incidenza di alcune di esse. A titolo esemplificativo tutti noi abbiamo sentito parlare di insonnia, sonnambulismo, sindrome delle gambe senza riposo, terrore notturno, narcolessia e via dicendo. Esistono però dei disturbi meno conosciuti che tuttavia risultano essere estremamente interessanti anche per capire la ragione di determinati atteggiamenti del nostro organismo, che – ancora una volta – dimostra di essere una macchina ben calibrata. 

Il primo disturbo che desidero trattare prende il nome di REM Behaviour Disorder (RBD), ovvero disturbo del comportamento del sonno REM, tipico dei soggetti affetti da Morbo di Parkinson. Come abbiamo precedentemente detto, durante la fase REM si perde il tono muscolare in tutto il corpo ad esclusione degli occhi. Ma c’è una ragione per tutto questo? Certamente sì, e non ha nulla a che fare col riposo muscolare al quale si potrebbe pensare di primo acchito. Come anticipato, il sonno REM è anche caratterizzato dalla produzione dei sogni che, nella maggior parte dei casi, risultano essere irrazionali e sconclusionati. La perdita del tono muscolare serve proprio per impedire di vivere il sogno in prima persona, chiudendo le vie di comunicazione efferenti, ovvero quelle dirette dal cervello alla muscolatura. Come avrete già potuto intuire, un soggetto affetto da RBD perde la capacità di azzerare il tono muscolare e vive quindi il sogno anche dal punto di vista fisico. Questo si traduce per la maggiore in atteggiamenti violenti che possono riversarsi nei confronti delle persone con le quali condividono il letto. 

Un altro disturbo correlato all’atonia muscolare, ovvero la perdita di tono muscolare, è la paralisi ipnagogica (detta anche paralisi del sonno) associata spesso alle allucinazioni omonime. Questa condizione è caratterizzata dalla ripresa di coscienza durante la fase REM, dove abbiamo capito esserci atonia muscolare. Il soggetto risulterà quindi cosciente e consapevole di tutto quello che lo circonda ma sarà al contempo incapace di muoversi per un breve periodo. Al disturbo motorio possono associarsi anche allucinazioni che hanno come oggetto manifestazioni terrificanti difficilmente riconducibili alla realtà. Queste hanno una durata di un paio di minuti e sono generalmente caratterizzate dal coinvolgimento di tutti i sensi. 

Come ho cercato di far intendere in queste pagine, il sonno è un argomento molto ampio, complesso e, forse proprio per questo, molto affascinante. Questo ambito medico è ancora ampiamente inesplorato vista l’inadeguatezza attuale dei mezzi impiegati per lo studio di queste situazioni, caratterizzate da un’alta componente astratta e quindi difficilmente oggettivabile. Nonostante siano in corso molte ricerche su questo tema, il numero delle risposte si rivela essere sempre inferiore rispetto a quello delle domande. Questo perché il corpo è una macchina che ha un’architettura molto logica e lineare, ma nonostante ciò rimane di una complessità a dir poco sorprendente, che ricorda un po’ quella dell’universo, dove la nostra conoscenza limitata si scontra con la consapevolezza di essere di fronte ad un qualcosa di infinito, impossibile anche solo lontanamente da immaginare.

Giovanni Paissan

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