Testi Voci di comunità

Rifiuti e impianti: la tecnica come progetto politico

Come la gestione dei rifiuti in Trentino è entrata in crisi e come trovare un’alternativa ecologica alle proposte politiche disilluse. – di Enrico Coffler

C’è una questione che negli ultimi anni ha animato i dibattiti della politica locale a tutti i livelli e che ancora non ha trovato una chiara soluzione. Stiamo parlando della gestione dei rifiuti nella provincia di Trento. Forse non il più emozionante fra gli argomenti, la gestione dei rifiuti ha catturato l’attenzione di molti da quando abbiamo scoperto di aver quasi riempito tutte le discariche disponibili in zona, non aver una chiara di idea di come organizzarci nei prossimi decenni e aver raggiunto una situazione in cui la percentuale della raccolta differenziata non aumenta in modo sostanziale da circa 10 anni, rimanendo per lo più costante. Una situazione che richiede un intervento allo stesso tempo tecnico e politico.

Le proposte attuali

Se a destra la soluzione è chiara (facciamo un inceneritore – grandicello, se possibile, in quanto c’è la voglia di inseguire esclusivamente il profitto senza considerazioni ambientali), al centro e a sinistra lo è forse meno. La prospettiva nel medio-lungo termine è di aumentare la differenziata e diminuire la produzione dei rifiuti, ma nel breve termine le timide proposte di collaborazione con le amministrazioni vicine come Bolzano stanno fallendo e molti vedono un nuovo impianto di incenerimento come l’unica soluzione possibile. Al di là di queste macro-tendenze ed uscendo dai vecchi schemi politici antiecologisti, un’alternativa si può formulare.

La tecnica come progetto politico: partiamo da questo. In un orizzonte ecologista che tende al 100% di raccolta differenziata, può aver senso parlare di impianti per la conversione chimica o energetica dei rifiuti? La domanda ha senso perché, per quanto motivati e ottimisti si possa essere riguardo allo scenario zero rifiuti, impiegheremo ancora molti anni a raggiungere questo obiettivo. E nel frattempo, ai ritmi attuali il terzo catino della discarica di Ischia Podetti, che a breve sarà ufficialmente l’ultima discarica attiva sul territorio trentino, sarà pieno in una dozzina d’anni.

Inceneritori e dipendenza da rifiuti

Di fronte a questa situazione, la domanda che possiamo farci è: riusciamo ad immaginare un impianto che possa aiutarci in questa fase a rallentare sensibilmente il riempimento della discarica, e che allo stesso tempo non interferisca con l’aumento della raccolta differenziata?

Uno dei tanti aspetti contestati agli inceneritori è infatti quello di creare una cosiddetta dipendenza da rifiuti, perché l’impianto sotto una certa capacità di consumo di rifiuti diventa economicamente svantaggioso, più inquinante e più problematico a livello operativo: quindi, gli inceneritori non vengono di fatto mai spenti. Di conseguenza, una volta che l’impianto c’è, nel breve periodo è nell’interesse del gestore che la raccolta differenziata non diminuisca al di sotto di una certa soglia, in modo che l’inceneritore possa continuare ad essere rifornito di rifiuto residuo. Il timore è che questa sia di fatto la dinamica che osserviamo attualmente per la provincia di Bolzano, che mostra livelli di differenziata relativamente bassi rispetto a quelli trentini, dinamica che si potrebbe ricreare anche in Trentino se si dovesse procedere con la costruzione dell’impianto.

Le proposte del mondo della ricerca

E se considerassimo un impianto progettato per essere gradualmente dismesso all’aumentare della raccolta differenziata? L’idea in questione si basa sull’alternativa tecnologica all’incenerimento che è stata proposta in uno studio di FBK e Unitn, ovvero la gassificazione. Questa tecnologia ha incuriosito molti partiti ed enti perché i gassificatori hanno il pregio, fra le varie cose, di non dover produrre necessariamente energia elettrica ma anche idrogeno e idrocarburi di vario tipo, rivelandosi quindi un asset interessante considerata la crescita dell’idrogeno come nuovo vettore energetico per la mobilità sostenibile e l’industria.

Un’alternativa tecnica e politica è possibile?

Al di là di quello che producono, un aspetto spesso omesso dei gassificatori è la possibilità di farli piccoli e soprattutto modulari, quindi composti da più unità che possono essere spente indipendentemente l’una dall’altra. Un impianto del genere ci permette di immaginare uno scenario in cui la presenza del gassificatore può non essere un blocco all’aumento della differenziata, perché una maggiore percentuale di riciclo può essere direttamente legata alla dismissione di un modulo del gassificatore stesso. E quindi, ci permette di motivare anche progetti pilota e l’applicazione della ricerca sul campo, senza arrendersi a scelte obbligate.

Questo però non accadrebbe in modo naturale, per le caratteristiche innate dei gassificatori. Accadrebbe per una chiara politica ecologista iscritta nella progettazione e nella gestione di un simile impianto. Accadrebbe considerando che la tecnica, gli impianti, gli strumenti che usiamo, non sono intrinsecamente buoni o cattivi, ma sono ciò che decidiamo di farne, a partire dallo scopo per cui li concepiamo. È chiaro, questo gassificatore di cui parlo non sarebbe un impianto finalizzato esclusivamente a fruttare milioni alle casse pubbliche, perché avrebbe un altro obiettivo più ampio; essere uno strumento per accompagnare una transizione ecologica che passa anche per una gestione lungimirante ed ecologista dei rifiuti.

Condividi se ti è piaciuto:

Similar Posts